CATALOGO UMANO
A questo mondo le cose cambiano alla velocità della luce, non puoi startene tre giorni fuori, quando ci torni trovi un mucchio di novità.
Come prima cosa ci si rende conto che il mondo scientifico non vuole più farci morire ma forse nemmeno nascere, dicono che Dio ci mise sei giorni a fare il mondo uomo e donna compresi, e il settimo si riposò, beh, erano altri tempi, oggi farebbe meno fatica.
Ci hanno, infatti, appena rassicurati che lo studio delle cellule staminali va alla grande e che in una decina d’anni avremo ricambi per ogni pezzo come per le automobili e già ci sembrava tanto ma ora ci avvertono che è nato il primo topo sintetico, si, come la carne che mangeremo presto, un topo vivo con cuore, cervello e tutto quello che serve.
Il primo embrione vivente e ora stanno progettando quello umano.
Ci arriveremo in un batter d’occhio e non ci sarà più un problema di uteri in affitto, esami genitoriali per capire quale genitore sia sterile o cure e medicine infinite e bagni termali e nemmeno l’attesa del parto, qualunque esso sia, non conterà l’età, non conterà il padre e nemmeno la madre che fino ad oggi era considerata una delle poche cose certe della vita.
Uomini e donne, uomini e uomini, donne e donne se vorranno un figlio lo ordineranno come una pizza all’organo competente, scegliendo su un catalogo: alto, basso, con o senza aglio, colore occhi, capelli, capacità. Bufala aggiunta.
Costui/ei avrà un metabolismo eccellente niente più diete, un cervello sopraffino, tutti dieci a scuola e subito amministratore delegato. Tutti bellissimi, ricorda qualcosa?
Niente più psicologi.
Le arti creative non conteranno più, abbiamo già delle “app” che scrivono per noi seguendo qualunque stile vogliamo o dipingono nello stesso modo, fine dei falsari, fine di molti lavori ne arriveranno altri, gli esseri umani saranno sempre più seduti in cambio, probabilmente modificheranno anche fisionomia e non ci saranno più vecchi.
Vietato invecchiare, sostituire subito, la vecchiaia non fa parte della vita, è una malattia: si conoscono troppe cose, si capisce l’umanità, si acquisisce un’eccessiva capacità di movimento e discernimento in tutte le faccende della vita.
I vecchi sono pericolosi, capiscono una persona in pochi secondi, non si interessano dei giudizi altrui, hanno troppo amore, troppe lacrime, troppa esperienza da dare, troppe cose da raccontare, questo colpevolizza gli altri. I vecchi conoscono i meccanismi, hanno già visto tutto.
Saremo tutti giovani sempre, proprio tutti uguali no, perché i gusti sono differenti, qualcuno vorrà biondo e qualcuno nero, ma standardizzati si, ci sarà somiglianza nel benessere, nella forza, nell’energia, nelle capacità, nel pensiero.
Dove risiederà allora l’attrattiva dell’altro? Del diverso da noi? Cosa ci intrigherà?
Cercheremo spasmodicamente dei difetti.
E quando tra dieci generazioni il nostro pianeta sarà popolato soltanto da esseri sintetici aiutati da robot ? Si capirà la differenza?
Dico saremo, ma noi non ci saremo, (citazione musicale che capiranno in tre over 60) in fondo è un problema che non ci tocca, sarà il mondo dei nostri nipoti e bisnipoti.
Inquietante sapere che ci saranno queste trasformazioni, è un po’ come se l’intero nostro scibile, quello del novecento e della prima metà del duemila, perdesse importanza e si sciogliesse, insieme al passato da Adamo ed Eva in poi, in alcune pagine di storia che narrano di metodi antichi e per accendere il fuoco e fare da mangiare e conservare il cibo e per lavorare, e per fare figli e per scrivere, leggere, comunicare: quali consigli, suggerimenti, proiezioni, riti, segreti tramandare. Nulla.
Tutto da bruciare, dimenticare, buttare via.
Il mondo volta pagina.
Possiamo solo raccontare favole: c’era una volta, non molto tempo fa .
La favola di Frankenstein ,quella non passa mai. Come i film di Hitchock.
Nel frattempo gli adolescenti di oggi, quelli che con quel mondo dovranno fare i conti, faticano più dei loro predecessori a superare la cosi detta età ingrata, l’adolescenza, spinti da modelli esterni di false sembianze, truccate e violentate da una società che chiede titoli e prestazioni sempre più alti per essere presi in considerazione, si moltiplicano abbattimenti, depressioni, suicidi, malattie.
Sembriamo un mondo alla deriva, barchette senza remi nel mare.
Io so, lo sapete anche voi, il mondo sa come fare, tre passi avanti e uno di lato e un po’ indietro e via che si ripiglia .
Se queste sono le notizie, non possiamo che accettarle, senza perdere la speranza, così’ come un taglio in un dito, si rimargina da solo, sempre, la natura fatta da Dio o da una cellula sa come fare le cose.
In ogni angolo buio c ‘è uno spiraglio per la luce, io questa luce l’ho trovata in due nuove notizie.
Ricordate la maglia ? Quella che facevano le nostre mamme e nonne che tanto abbiamo bistrattato e quasi nessuno faceva più? Quella che era anche usata come insulto?
“Come guidi !!Stattene casa a fare la maglia!!”
Lo ricordate sì, e avete in mente “Tik Tok”? Proprio quella recente ”app” che usano i nipoti per mandare “selfie” mentre ballano dentro una canzone e amenità varie? Bene proprio lì è scoppiata la “Knitting mania”, come creare piccoli capolavori con gomitoli colorati.
Nascono spazi e luoghi di ritrovo, concorsi su “Tik Tok” come il “tuffing”: creare tappeti in maglia con qualsiasi immagine.
Appassionati di lavoro a maglia e uncinetto si trovano per confidarsi idee e colori e poi prendono un aperitivo insieme chiacchierando di nuovi disegni o preparano campioni inediti: lo “sferruzzamento” dunque promuove benefici sociologici.
Riporta all’incontro e al dialogo.
E poi c’è Giacomo Moor, falegname e designer milanese, ha costruito con le sue mani e quelle dei ragazzi della baraccopoli a Nairobi, senza viti, chiodi, macchinari un intero villaggio. In mostra alla galleria “Assab One” in via Privata Assab 1 Milano.
Il suo progetto prevede: “il coinvolgimento degli stessi abitanti al fine di promuovere trasformazioni per una crescita duratura.”
Allora mi rilasso, davvero il mondo sa in che direzione andare, facendo un passo di lato e un passo indietro e tre avanti e via che si ripiglia.
Fino a che qualcuno farà una sciarpa di lana ai ferri e un tavolo con le sue mani, e qualcuno lo racconta, il mondo non potrà deragliare del tutto.